Blocco

Blocco 2020

Nell’opera “Lockdown 01” di Sabino D’Argenio, tratta dalla sua suggestiva serie “Lockdown”, l’urlo della figura ritratta è un’espressione profonda e sfaccettata dell’esperienza umana durante la pandemia COVID-19. Questo urlo, catturato in modo così vivido, risuona profondamente con le emozioni collettive che molti hanno sopportato durante questo periodo senza precedenti, fungendo da potente simbolo dell’angoscia esistenziale, della resistenza e del profondo bisogno di connessione.

L’urlo come espressione di angoscia esistenziale

A livello fondamentale, l’urlo nel dipinto di D’Argenio rappresenta un’angoscia esistenziale, un grido crudo e senza filtri che nasce dal profondo dell’anima umana. Le esplorazioni filosofiche di Milan Kundera sull’esistenza, in particolare in opere come L’insostenibile leggerezza dell’essere, forniscono un quadro di riferimento per comprendere questo urlo. Kundera si è spesso occupato delle tensioni tra la leggerezza della libertà e il peso della responsabilità, della mortalità e dell’isolamento. Durante l’isolamento, molti individui sono stati costretti a confrontarsi in modo inaspettato con queste domande esistenziali. Private delle distrazioni della vita quotidiana, le persone hanno affrontato la cruda realtà della loro vulnerabilità e della fragilità dell’esistenza.

L’urlo in “Lockdown 01” racchiude questa improvvisa e travolgente consapevolezza. È una reazione viscerale ai pesanti fardelli che molti hanno portato con sé durante l’isolamento: la paura della malattia, l’incertezza del futuro e l’isolamento dai propri cari. Questo timore esistenziale, accentuato dalla crisi globale, è incarnato dall’urlo a bocca aperta della figura, una rappresentazione toccante del tumulto interiore che molti hanno provato ma che non sono riusciti ad articolare. L’urlo diventa così un simbolo universale dell’angoscia profonda, spesso nascosta, che la pandemia ha portato in superficie.

L’urlo come simbolo di resistenza

Tuttavia, l’urlo non è solo un’espressione di disperazione, ma simboleggia anche la resistenza. Di fronte a una situazione opprimente in cui il controllo è stato tolto dal virus, dai mandati del governo, dall’imprevedibilità stessa del mondo, l’urlo rappresenta un atto di sfida. È un rifiuto di soccombere al peso di queste pressioni esterne, un momento di liberazione catartica che afferma l’esistenza dell’individuo di fronte a probabilità schiaccianti.

Questo atto di urlare, raffigurato con tanta forza da D’Argenio, può essere visto come una rivendicazione del proprio potere. Anche nell’isolamento, dove i movimenti fisici erano limitati e la vita normale era sconvolta, l’urlo è un modo per reagire alla sensazione di impotenza. È un momento in cui la figura, e per estensione lo spettatore, prende il controllo della propria narrazione, rifiutando di essere messa a tacere dalle circostanze. In quest’ottica, l’urlo non è solo un grido di dolore ma un’affermazione potente, quasi primordiale, del proprio io.

L’urlo come voce collettiva

Su un altro piano, l’urlo rappresenta la voce collettiva di milioni di persone in tutto il mondo che hanno provato emozioni simili durante l’isolamento. Sebbene l’esperienza di ciascuno fosse unica, i sentimenti di paura, frustrazione e solitudine erano quasi universali. Il dipinto di D’Argenio cattura questa angoscia collettiva, dando voce alla sofferenza silenziosa che molti hanno sopportato a porte chiuse. L’urlo, quindi, non diventa solo la voce di un individuo ma un simbolo dell’esperienza condivisa dall’umanità in un periodo di crisi globale.

Questo aspetto collettivo dell’urlo sottolinea anche il paradosso dell’esperienza della serrata: nonostante le persone fossero fisicamente isolate, erano unite nelle loro lotte. L’urlo nell’opera di D’Argenio riecheggia negli spazi vuoti che molti abitavano durante l’isolamento, risuonando con l’esperienza condivisa di incertezza e paura che ha caratterizzato quel periodo.

L’urlo come richiamo alla connessione

Infine, l’urlo può essere interpretato come una disperata richiesta di connessione in un momento di separazione forzata. Uno degli impatti più profondi dell’isolamento è stata l’interruzione dei legami sociali, legami che sono fondamentali per l’esperienza umana. L’urlo nel dipinto di D’Argenio può essere visto come un grido di riconoscimento, una richiesta di connessione in mezzo all’isolamento forzato. È un richiamo nel vuoto, che cerca di colmare il divario tra gli individui che sono stati isolati non solo dalla distanza fisica ma anche dalle circostanze opprimenti della pandemia.

In questo senso, l’urlo è sia un lamento per le connessioni perdute che un’espressione di speranza del profondo bisogno umano di interazione e riconoscimento. Racchiude la solitudine dell’isolamento ma anche il desiderio persistente di essere visti e ascoltati, anche nei momenti più difficili.

Conclusione

L’opera “Lockdown 01” di Sabino D’Argenio è una potente esplorazione visiva della condizione umana durante la pandemia COVID-19. L’urlo della figura ritratta è un simbolo ricco e sfaccettato che parla dell’angoscia esistenziale, della resistenza, della sofferenza collettiva e del profondo bisogno di connessione che hanno caratterizzato l’esperienza dell’isolamento. Attraverso questo urlo, D’Argenio cattura il profondo impatto emotivo e psicologico della pandemia, offrendo una riflessione toccante sulle lotte universali che hanno definito questo periodo senza precedenti.

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